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Il Viale delle Rose è l'immagine con cui il Parco si è fatto conoscere nel mondo. Lungo il chilometro di percorrenza, sbocciano ogni primavera migliaia selezionatissime rose in due varietà, Queen Elizabeth e Hybrid Polyantha & Floribunda.
Questo viale rappresenta l'immagine istituzionale del Parco ed è uno dei punti più fotografati dai visitatori: la sua veduta "a cannocchiale" inganna l'occhio, perché dà l'impressione di poter raggiungere il Castello Scaligero, fatto edificare alla fine del 1200 dagli Scaligeri, i Signori di Verona, a scopo difensivo per controllare il confine; in realtà il Viale delle Rose conduce ad un altro punto di interesse del Parco, il Labirinto.
Inaugurato nel luglio 2011, il Labirinto rappresenta uno dei punti di interesse più affascinanti del Giardino. Al centro sorge una torre, ispirata a quella del parco di Bois de Boulogne di Parigi, che presenta una cupola e due scale contrapposte alte 2,50 metri.
Il Labirinto ospita 1500 esemplari di Tasso su una superficie rettangolare di 2500 metri quadrati. Si tratta di un'opera di architettura vegetale ed è multi-soluzione e tridimensionale: nato da un'idea di Giuseppe Sigurtà che lo ha progettato, il più grande maze-designer al mondo, Adrian Fisher, lo considera fra i 3 labirinti più belli esistenti. Il Labirinto al Parco è anche un esempio di riqualificazione ambientale in quanto quest' area, in passato era destinata al parcheggio dei pullman e vetture dei visitatori del Giardino.
La Passeggiata Panoramica è una tappa imperdibile nella visita al Giardino: da qui infatti si può cogliere la bellezza del circondario, dalla Valle del Mincio al dolce corollario delle colline moreniche. Da qui si notano i cipressi e i pini e al di là del muretto si possono intravedere gli alti fusti degli alberi della fattoria sottostante. In questa zona si incontrano inoltre un folto gruppo di aceri giapponesi, dalle splendide sfumature giallo oro, rosse e verdi, i bossi del Piazzale dei Tramonti, e il Bosco dei Verdi Aceri.
Il cimitero dei cani, che si trova nelle vicinanze dell'Eremo, è uno dei luoghi più silenziosi del Parco: qui riposano i fedeli amici, pastore belga, pastore tedesco e barboncini, appartenuti alla famiglia Sigurtà. Nel laghetto, a forma di emiciclo, danzano alcune eteree e candide ninfee bianche: questo colore non è casuale, ma frutto di una precisa volontà nel ricordare questi animali, con il dovuto rispetto.
A pelo d’acqua è posta la scultura, realizzata dall’artista Dante Carpigiani, che raffigura un pastore belga con lo sguardo rivolto verso il Parco.
La Grotta Votiva, che sorge nel bosco nelle vicinanze del Labirinto, presenta un angolo dedicato alla Madonna di Lourdes. Costruita in stile rocaille, con pietre naturali e numerosi fossili incastonati, l’opera fu fatta edificare da Antonio Maffei (1759 - 1836) e inizialmente fu denominata Grotta di Gianna: qui, nell’ombra, nella frescura e nel silenzio del bosco i marchesi Maffei accoglievano gli amici più intimi con cui conversavano di filosofia, arte, poesia e amore. Nel 1942 la Grotta di Gianna diventò Grotta Votiva: Carlo Sigurtà ha voluto dedicarla alla Madonna di Lourdes, in ricordo della madre che, come lui, era devota alla Vergine apparsa a Bernadette Soubirous l’11 febbraio 1858.
Il Grande Tappeto Erboso è la distesa più vasta di tutto il Parco. E' un immenso spazio verde costituito da diversi tipi di erba che viene tagliata a giorni alterni. Nel mezzo di questo soffice manto verde si trovano i due Laghetti Fioriti, circondati da piante annuali che vengono messe a dimora a seconda delle stagioni. Tra le acque invece affiorano le aiuole galleggianti con i tulipani in primavera, placide ninfee in estate e gli Ibischi acquatici, tra cui guizzano vivaci le carpe giapponesi Koi, i cui colori sono in accostamento cromatico con le tonalità delle ninfee.
La Meridiana è caratterizzata da un simbolo, un tracciato geometrico inciso elettronicamente sul quadrante. Gli elementi che lo costituiscono (una circonferenza, 64 iperboli, 32 punti e un cerchio), rappresentano in una visione simbolico-figurativa il "Sole sorgente di vita".
Fortemente voluta da Magda e Giuseppe Inga Sigurtà, nipoti di Carlo e attuali proprietari del Parco, questo orologio solare è stato dedicato a Galileo Galilei.
All'interno del Parco è nascosta una piccola area dove la famiglia Sigurtà ha deciso di coltivare circa 40 diverse tipologie di piante dalle preziose proprietà terapeutiche: il Giardino delle Piante Officinali. Al suo centro si erge la statua di un leone realizzata dallo scultore Giuseppe Brigoni (1901-1960), che sembra voglia vegliare sulle antiche erbe che gli crescono dinnanzi: lavanda, rafano, salvia, sedano di montagna, aglio profumato, verbena, issopo, peperoncino, timo siciliano, artemisia, santoreggia, cren o rafano, echinacea, assenzio, maggiorana, menta, melissa, porro, erba limoncina e origano.
I Giardini Acquatici ricordano per colori e suggestioni i paesaggi ritratti nelle tele dei maestri impressionisti. Di particolare suggestione è l'effetto del riflesso del torrione del Castello Scaligero negli specchi d'acqua, dove galleggiano delicatamente ninfee rustiche e tropicali di sofisticata bellezza.
Negli ultimi anni questi laghetti ospitano tra marzo ed aprile una grande innovazione per Tulipanomania: la presenza di coloratissime aiuole di tulipano rotanti.
L'Eremo di Laura, questo è il nome originario, fu fatto costruire nel 1792 dal Marchese Antonio Maffei (1759-1836). Attraverso la facciata, ornata da una bifora, si può accedere alla contemplazione della statua raffigurante la Madonna.
Nei primi anni di apertura dall'Eremo era diffusa musica classica.
Ogni anno muta la fioritura che si estende da questo edificio dallo stile gotico fiorito al Grande Tappeto Erboso: si tratta di uno spettacolo sempre nuovo che cambia nei colori e nelle forme nel corso delle stagioni.
La statua, che si erge su lastre di pietra di Verona, è di notevoli dimensioni (3,40 m di altezza) tanto che è visibile anche da altri punti del Parco. Lo scultore Dante Carpigiani ha voluto rappresentare Carlo Sigurtà in uno dei suoi abituali atteggiamenti: con il viso sereno, gli occhi buoni, la mano destra che stringe l'inseparabile bastone di Bosso, l'artefice del Parco sembra accogliere i visitatori.
Dietro, su un lastrone di roccia incorniciato da secolari bossi, si possono leggere le parole di vita e speranza scritte dal poeta americano Samuel Ullman (1840-1924): si tratta di un inno alla giovinezza di spirito e di cuore, il "credo" della famiglia Sigurtà e di Albert Bruce Sabin, il grande scienziato spesso ospite del Parco.
Il Castelletto è un edificio merlato con finestre neogotiche costruito a fine settecento dal Marchese Antonio Maffei e che fu inizialmente adibito a "Sala d'Armi". Nel secolo scorso il Castelletto è stato luogo di tavole rotonde e di incontri scientifici e letterari. Alcuni scienziati e Premi Nobel furono ospiti della famiglia Sigurtà: Gerhard Domagk, Alexander Fleming, Selman Abraham Walksman, Albert Bruce Sabin e Konrad Zacharias Lorenz.
Oggi il Castelletto è riservato per incontri privati e conferenze stampa. Questo storico edificio si affaccia su un silenzioso laghetto nel querceto.
La Grande Quercia è una delle attrazioni più amate dai visitatori del Parco e con i suoi quattro secoli di età è uno tra gli alberi più antichi del giardino. La Grande Quercia, qui una quercia petraea, è considerata un esemplare particolarmente interessante grazie alla perfetta armonia tra il tronco (6 metri di circonferenza) e la chioma (120 metri di circonferenza), che copre una superficie di circa 1000 mq.
La sua altezza è di circa 40 metri e abita nella parte storica del Parco.
All'interno del Parco vi sono numerose querce.
I bossi sono tra gli abitanti più caratteristici del Parco Giardino Sigurtà. Diversamente da quanto accade nei giardini all'italiana, dove queste siepi vengono potate seguendo le regole dell'Ars Topiaria, i giardinieri del Parco si limitano ad "accarezzare" la chioma dei bossi, ricavando così cespugli dalle forme particolari e bizzarre, delle forme surreali.
E' una pianta dal legno robusto e prezioso.
Al Parco ve ne sono 40.000 esemplari, che rappresentano la collezione più ricca al mondo e si possono scorgere anche ai piedi del Grande Tappeto Erboso.
Nell'area agricola del Parco si trova la Fattoria, sempre visitabile nel periodo di apertura del Giardino, dove è possibile vedere alcuni animali da cortile.
Qui abitano asini, pecore, caprette, galline, tacchini e anatre e quest'area è destinata alle attività didattiche per le scuole ed è uno dei punti più visitati dalle famiglie.
Sulle mura della Fattoria si trovano pannelli descrittivi relativi alle caratteristiche degli animali da cortile e alcune riflessioni sull'intelligenza delle piante.
Il Parco ha scelto di dedicare un angolo speciale alle coppie: la Panchina degli Innamorati. Questo spazio, circondato dalla Rosa di San Valentino, si trova tra la collina degli Imperatori e l'Eremo: si potrà vivere un momento romantico nel verde o scattare un selfie attorniati dalle rose rustiche. Molti visitatori scelgono di scattare una fotografia seduti su questa bianca panchina esplicitando l’amore in tutte le sue forme: tra coppie, tra madre e figlio, o per se stessi!
Nella valle a loro dedicata si possono ammirare i daini: appartenenti alla famiglia dei Cervidi, questi animali sono mammiferi e presentano nei maschi le caratteristiche corna palmate, la cui larghezza può raggiungere gli 80 cm. Animali ruminanti, i daini tendono ad essere gregari, ovvero a formare piccoli gruppi che nel periodo estivo possono trasformarsi in branchi anche numerosi.
Qui al Parco è facile vederne, come è facile vedere i daini in lotta per amore.
Oltre al monumento dedicato a Carlo Sigurtà, fondatore del Parco, si incontrano lungo il percorso altre statue: dalle 6 fontanelle che decorano il Viale delle Fontanelle, alla statua dedicata al pastore belga nella vasca antistante il Cimitero dei Cani, alla scultura che raffigura un leone nel Giardino delle Piante Officinali; dalle statue di tartarughe vicino alla Vasca dedicata alle testuggini, alle sculture che raffigurano una rana e uno gnomo nel laghetto del Castelletto, e molte altre sono da scoprire.
Tantissimi sono gli alberi che popolano il Parco Giardino Sigurtà tra cui, oltre alla Grande Quercia, passeggiando fra i viali e i tappeti erbosi si incontrano carpini bianchi e neri, aceri giapponesi e campestri, le lagerstroemie conosciute anche come mirto crespo, tigli, paulonie, l’albero di Giuda, pini marittimi e mughi, alberi fossili come il gingko biloba e metasequoie. E poi ancora bagolari spaccasassi, querce, Kerria japonica o rosa del Giappone, un tocco esotico con palme e banani, senza dimenticare il corniolo che si accende di rosa in primavera e i maestosi esemplari di cedro deodara.
In differenti punti del Parco si possono leggere alcune frasi che offrono uno spunto di riflessione al visitatore. “La terra è un solo paese, siamo onde dello stesso mare, foglie dello stesso albero, fiori dello stesso giardino”: che è il Messaggio della Fratellanza vicino al Castelletto; mentre sul Poggio degli Imperatori si scorge un’iscrizione “Un popolo senza memoria storica è come un albero senza radici” che rimanda alle battaglie di Solferino e San Martino; vicino all’Eremo, invece, c’è il testo dedicato alla contessa Anna Nuvoloni Maffei.
Mentre nelle vicinanze della Pietra della Giovinezza si possono leggere le parole di speranza del poeta Samuel Ullman; infine nel Bosco di Pindemonte si scopre l’epigramma “Sì dilettosa qui scorre la vita/ch’io qui scrupolo avrei farmi eremita”.